Akami: "Passato il momento di perversione quotidiano?"

Pinna: "Il mio non è un momento, è una filosofia di vita."




domenica 27 luglio 2008

Un grazie di cuore.

E' giusto spiegare come sia nato il soprannome Ramosa, anche se questa pagina diventerà tristemente affettuosa, cose che generalmente tollero poco. Ma che è dovuto, anche se diventerà stucchevole, perché un grazie ci vuole.

Tanto per la cronaca, Ramoso era il soprannome del padre di Harry Potter. Lo chiamava così il suo migliore amico, Sirius Black, detto Felpato. Sirius è scappato di casa a sedici anni perché non ne poteva più della famiglia che lo stava annientando con le sue idee, della sua madre pazza che stava rendendo pazzo anche lui, il guizzo di pazzia poi è genetico pare, e così è scappato a casa Potter, dove James e famiglia l'ha accolto come il fratello adottato di James e sono stati la sua famiglia, insieme ai restanti Malandrini a scuola. Insomma Sirius, pur restando vagamente turbato mentalmente si è rifatto una famiglia non di sangue, che vale molto più di quella legata a lui da un patrimonio genetico simile ed un cognome.

E allora, perché chiamerò la mia amica Ramosa? Indovinate.


Mia madre, alla pari della signora Black, è abbastanza fuori di testa. Mi vuole bene ma non lo sa dimostrare, non è mai stata in grado, non come lo volevo io. Cucinare, stirare, pulire, fa tutto lei, ma abbracciare, coccolare, interessarsi alla mia vita, no. Io purtroppo ho più bisogno della seconda rosa di opzioni, ed ecco perché andiamo d'accordo quanto... acqua e fuoco?

Sarebbe troppo lungo da spiegare tutto, basti sapere che ho un analista e molte persone dalla mia, mentre chi è sotto il suo potente influsso diretto è sulla sua.

L'ultimo incidente diplomatico, è stato questo. Quello che ha definitivamente spezzato il nostro legame.

Martedì ho saputo che all'esame ho preso un misero *sarcasmo* 90. "tutti dovrebbero prendere cento." (<- Alex ha risposto "di a tua madre di prendere i libri e studiare, voglio vedere se è cos' facile arrivare al novanta" sebbene in modo meno gentile ma più comprensibile)

Ho festeggiato e Jen mi ha prestato ben dieci euro in più per le scarpe, anche se avevo detto a quella donna che ne avrei usato solo dieci dei miei. Ho finito quindi con l'indebitarmi di questa ingente somma, che avrei restituito ben presto visto la mia comunque scarsa tolleranza nel tenere i soldi per me. Al che la donna è impazzita del tutto, e una volta tornata a casa ha dato di matto, rendendomi possibile di festeggiare il mio 90 con una bella serata di pianti, tanto che persino mio padre che, come tutti sanno, prende ad esistere soltanto nelle notti di plenilunio e quando la donna se la prende con entrambi, in un tentativo di fare resistenza, ha notato e se l'è presa. Ho fatto pena a molte persone, pare. =_=

Io tra l'altro non piango mai per orgoglio, neppure quando sono sola, quindi ciò dimostra quanto mi abbia fatto male, poiché l'unico affetto manifesto che posso ricevere dai miei è un riconoscimento per i miei voti scolastici, e quel giorno ho perso anche quello, chiudendo il capitolo della mia vita in cui ancora speravo di poter avere la famiglia che desideravo.

Inutili speranze di bambina, temo.

Il giorno dopo, trascorsa una mattinata di totale, e ben accetto, silenzio, ho iniziato a stare fuori il più possibile. In realtà la mia madrina, che adoro, mi ha fatto una piazzata per strada sul fatto che non sarei andata a lavorare da loro, senza darmi modo di spiegare.

Giornata prendiamo a calci Pinna.

Ma mi sono abituata anche a questo.

Poi una mia amica è stata male veramente, e mentre la consolavo via msn, la donna ha dato nuovamente di matto, non ci ho visto più ed ho cominciato una lotta fatta di urla orribili, finché non me ne sono andata dalla neo-Ramosa, che per poco non mi veniva a prendere sfondando la porta. A casa sua ho pianto come una bambina, dalla rabbia, per l'ultima volta credo. La madre era felice di avermi lì e mi hanno offerto ospitalità totale. Quando sono tornata a casa, la situazione era la seguente:



martedì non ho mantenuto la parola data, quando ho detto che spendevo nove euro. Ma del resto io non mantengo mai la parola. (certo)

Le cose di famiglia restano in famiglia (a famigghia.)

io sono una gran falsa perchè “vedi, quando bisticcia con me parla con te, ma quando ce l'ha con te viene a parlare male di te con me. E' una falsa.” (mamma)

io sono vittimista. (io)

Io dico a lei che è malata ma il realtà sono io. (il mio psicoterapeuta era di idea diversa)

Dico a lei che ci marcia sopra lo stare male fisicamente, ma in realtà sono io. (abbiamo referti medici che dimostrano il contrario)

dico a lei che non c'è mai stata per me, ma in realtà sono io. (i figli, da bambini, devono badare ai genitori? Beh, oltre al fatto che facevo da arbitro ai miei quando litigavano come se fossi io il genitore e parlassi loro con diplomazia mi sembra una gran carognata da parte loro, vista la mia età che sarebbe dovuta essere rispettata, ma oltretutto quando io alle medie ero in piena depressione non se n'è accorta. Dovevo dirglielo, dice)

È colpa mia se sta male. (Un prolungato utilizzo di Pinna porta alla comparsa di macchie sulla pelle, difficoltà respiratorie ed, in alcuni casi, morte)

È colpa mia se la sua tiroide ha sclerato. (vedi sopra)

È colpa mia. (cosa?)

Tutta colpa mia. (ah, certo.)

Sono una bestia. (eh?)

Sono senza cuore perchè non mi preoccupo per lei ma solo per i miei amici. (chi si preoccupa per gli amici è senza cuore?)

Lei non va a curarsi perché da i soldi a me per farlo. (vedi subito sotto)

No, adesso che non vado più dallo psicoterapeuta, lei non andrà comunque perchè non ne ha bisogno, se ha vissuto 45 anni così può continuare a farlo. Lei è sana. (la mia risposta "giusto. Del resto tutti i veri malati pensano di essere sani"

Lei dice tutto a tutti perché appunto ho iniziato io, però lei non me lo nasconde e per questo non è falsa. (scriviamo tutto sul blog, visto che sputtano)

Il lavoro potevo anche provarlo (disse quella che mi ha finito di convincere a mollarlo)

D'ora in poi a casa si cambia ed ognuno pensa a se. (ma magari)

Se non mi sta bene, me ne devo andare. (Dio ti prego, dimmi che lo vuole davvero)


L'ho sfidata a cacciarmi venti volte almeno, per poter fuggire senza conseguenze, ma ha capito che l'avrei fatto davvero e nulla. Con chi si sfogherebbe se no?

Sembra un avvenimento banale forse, ma se si pensa che la mia vita non è stata costellata da altro che rifiuti sociali appesantiti dalla situazione familiare, e anche quando ho iniziato a mostrarmi per quel che ero diventando “popolare” a modo mio, senza mai sbandare nella cattiva strada, non è mai stato abbastanza per loro, forse si può comprendere come l'unica cosa che mi illudeva di poter ancora avere una famiglia normale un giorno era l'approvazione per il mio rendimento scolastico, totalmente dovuta a me, anche se mi è stata data poca fiducia anche in questo. Una volta dimostratami che neanche questo bastava più, ho smesso di preoccuparmi di cosa pensava la mia mammina e mio padre.

Per una serie di motivazioni più che valide sto ancora a casa, a farmi dare della malata e della persona inutile. Mio padre ha smesso di esistere nuovamente dando ragione a lei per amore della propria pace quindi mi devo arrangiare.

Ma c'è una cosa più importante di questo.

Durante il periodo degli esami, Ramosa e il suo fidanzato con cui avevamo la tipica amicizia odio-odio, si sono interessati a me sempre, come dovrebbe fare una famiglia, comprendendo anche il mio stress.

La mia amica Za, il mio amico Mau, erano a portata di voce e disponibili. La coppia che mi fa sperare che un giorno anche io troverò un ragazzo che mi ami davvero.

Jen, Alex, Lyse e Nenny sono sempre state lì ad occuparsi di me, e saranno sempre accanto a me perchè mi amano come le amo io.

Il mio migliore amico è quello che il giorno del mio compleanno, con un gesto assolutamente normale e forse per lui di una semplicità unica, mi ha aperto gli occhi, e ho finalmente visto che non ero sola neppure quando le mie Jen, Alex, Lyse e Nenny erano lontane da me fisicamente. Ho scoperto di non esserlo mai stato e di non rischiare di essere abbandonata anche da loro.

E così, incredibilmente, anche io ho iniziato a vivere.

Non soffro più d'ansia senza motivo, sono serena,.quando mia madre mi urla contro non mi tocca, non mi tocca davvero, non piango più per lei, sto imparando a cavarmela, e so di avere una via d'uscita, con tutte le proposte di ospitalità che mi sono giunte.

Ci sono anche Akami, L, Recchan su msn, e ora sul cellulare, che si preoccupano e che voglio un bene dell'anima.

Insomma, ovunque mi volti, la mia famiglia c'è.

Ci sono persone che come ero io poco tempo fa, non se ne rendono bene conto, non vedono vie d'uscita, e rischiano di spezzarsi. Persone che hanno il terrore di non essere amate davvero, perché la loro famiglia di sangue non ha mai dimostrato loro che valgono qualcosa, che possono fare ciò che vogliono fare, perché non sono mai state coccolate a sufficienza.

Io non sono più una di quelle, e devo ringraziare Ramosa che era vicino a me nel momento peggiore, a cui ho pianto addosso, non metaforicamente parlando, per ben due volte nella mia vita, che ha continuato a tartassarmi dolcemente fino a farmi salire le lacrime agli occhi, stavolta felici, comportandosi come una mammina in erba, ed il suo fidanzato che considero davvero come un fratello maggiore ora, con i suoi comportamenti a volte protettivi se guardo ragazzacci, oppure gentili quando sono depressa (e litigiosi in momenti normali), e anche Za, che mi ha ascoltata anche se ha una bella famiglia e poteva farne a meno, pur restandone scioccata, e Mau, che ha letto i miei messaggi passando da uno smile che mi invitava a parlare ad una faccina fino al “merda, e poi?” mentre gli raccontavo tutto con tanti, troppi messaggi per quello che merito, che so di meritare. E devo ringraziare ovviamente Jen, Lyse, Nenny, Alex, che mi hanno offerto ospitalità, persino soldi, e sempre conforto e tante belle parole. Il coraggio di andare avanti, mattone su mattone, in questi cinque anni, lo hanno tirato su loro per me, e anche la consapevolezza che avrò sempre degli amici. E devo ringraziare Akami, che ha trovato una mail fantasmagorica in cui le spiegavo cos'era successo, come l'hanno trovato Recchan ed L. Ed era lì, a chattare con me, a scambiarci il numero nel caso internet venisse staccato da un momento all'altro, seppur scioccata quanto Za. E Recchan, in vacanza, che mi ha persino telefonato e che voleva sapere tutto nonostante lo shock, e che mi ha rimproverata bonariamente quando ridevo mentre lo dicevo, perchè non potevo far a meno di trovare tutto troppo surreale per non poterne ridere, stupendola una volta di più, ed il povero L, che ha la sua vita, i suoi studi, e sta sempre a sentirmi, e manda faccine tristi unicamente al pensiero di non sentirmi più, finendo col concedermi il suo numero, numero di una persona che non dice mai neppure il suo nome, e rassicurandomi sempre con la sua sola presenza. E ringraziare il mio migliore amico, che mi ha aperto gli occhi e permesso di vedere cosa avevo costruito, e cosa i miei amici facevano per me.

Alla mia famiglia non di sangue, che mi ha permesso di essere qui ora, grazie.

Saprò rendervi tutto.

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